I fattori macroeconomici sono sicuramente tra i driver principali a cui fare riferimento per comprendere l’evoluzione del mercato immobiliare corporate nel breve periodo.

In un contesto in cui la stabilizzazione della curva inflattiva è stata decisiva per orientare il consiglio direttivo della BCE verso il taglio dei tassi di interesse, che di riflesso continua a incidere anche sul mercato obbligazionario, con prospettive di rendimento di mese in mese meno remunerative rispetto a un anno fa, l’appetibilità dell’immobiliare per gli investitori è nuovamente cresciuta.

A livello di PIL, secondo le stime preliminari del Fondo Monetario Internazionale, il 2025 chiuderà con un aumento dello 0,4%, confermando una crescita che continua dalla seconda metà del 2020, seppure di entità progressivamente decrescente. Lo spread tra BTP italiani e Bund tedeschi, tornato sotto i 100 punti base (non accadeva dal 2021), evidenzia inoltre una percezione di minore rischiosità del nostro Paese.

Nonostante il quadro moderatamente favorevole, continua ad essere opportuno un costante monitoraggio dell’evoluzione della situazione geopolitica e macroeconomica influenzata, tra le altre cose, dalla nuova politica dei dazi USA, dal prorogarsi della guerra in Ucraina e delle crescenti tensioni in Medio Oriente, che rendono difficile fare previsioni di lungo termine.

Passando all’analisi del volume degli investimenti, nel Q1 2025 si sono registrati in Italia 2,6 miliardi di euro di investimenti corporate, con aumento del 40% rispetto al Q1 2024, grazie alle ottime performance registrate dalle più consolidate asset class. Si conferma quindi il trend di ripresa rilevato nel secondo semestre del 2024, che lascia presagire un 2025 positivo.

Dall’analisi della distribuzione degli investimenti negli ultimi 10 anni, emergono alcuni trend in risposta al mutare del contesto di mercato, che ha visto il periodo pandemico come spartiacque. Il parziale cambiamento di abitudini e stili di vita ha determinato un impulso degli investimenti in ambito logistico, sostenuto dalla forte crescita dell’E-commerce, e attenuato la rilevanza dell’asset class degli uffici sul totale degli investimenti, per effetto della forte diffusione dello smart working, che mai come oggi pone un punto di domanda sulla direzione che prenderà il mercato del lavoro in futuro.

 

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