“Il nostro Paese deve confrontarsi con una crisi senza precedenti, che sta colpendo anche il settore Immobiliare. Crediamo che in questo momento l’Italia debba elaborare una strategia di medio-lungo termine orientata alla sostenibilità sociale, ambientale ed economica. Noi desideriamo contribuire al rilancio del nostro Paese sottoponendo al Governo, che si appresta a varare un nuovo Decreto, le proposte della Community di migliaia di imprese e professionisti del real estate, nata grazie all’evento Home Together lo scorso gennaio” ha detto Roberto Busso, amministratore delegato di Gabetti Property Solutions.Nella lettera indirizzata al Presidente del Consiglio e al Ministero dello Sviluppo Economico, le aziende del Gruppo Gabetti e importanti operatori leader della tecnologia e dei servizi, studi di progettazione, imprese artigiane, amministratori condominiali, agenzie immobiliari e mediatori del credito chiedono principalmente dei provvedimenti in grado di implementare l’efficacia dei sistemi di incentivi Ecobonus e Sisma Bonus. Ovvero, le agevolazioni fiscali che consentono a privati e società di detrarre in 10 anni dall’IRPEF o dall’ IRES una parte delle spese sostenute per interventi di riqualificazione (che può arrivare fino all’85%), con la possibilità di cessione del credito d’imposta a soggetti capienti. Firma anche tu la lettera.“L’Ecobonus e il Sisma Bonus sono gli strumenti fondamentali per rilanciare il real estate ed esistono già: dovrebbero però essere ulteriormente valorizzati. Per accelerare la domanda bisognerebbe innanzitutto aumentare l’aliquota delle detrazioni al 90%, ma anche ampliare la gamma delle opere che ne beneficiano. Inoltre bisognerebbe prolungare i termini per la cessione dell’Ecobonus al 2023, in ambito sia condominiale, sia residenziale” ha spiegato Roberto Busso.Altri aspetti che rientrano nelle proposte della Community Home Together sono la semplificazione del complesso quadro sinottico delle agevolazioni; l’offerta di un sistema di garanzia statale per il finanziamento della quota non ceduta, per ovviare al rischio concreto che l’attuale crisi peggiori i livelli di morosità soprattutto nei quartieri più popolari, rendendo di fatto inaccessibile il finanziamento bancario; l’estensione della facilitazione al settore alberghiero, introducendo nuovi e diversi criteri per la determinazione del plafond ammissibile; infine l’estensione a tutti gli immobili strumentali.“D’altro canto la ristrutturazione degli edifici italiani, a partire dai condomini, è una priorità del sistema Paese. Solo a Milano l’83% degli immobili è stato costruito prima del 1971 e in tutta Italia il 57% degli edifici ha più di 45 anni. Questa è pertanto una opportunità straordinaria per migliorare la qualità di vita dei cittadini, per preservare l’eredità che lasceremo alle future generazioni, per attivare un rilancio virtuoso e profondo del Sistema-Italia” ha aggiunto Roberto Busso, precisando: “Tra l’altro adesso, a causa dell’emergenza Covid, le persone che sono costrette a stare maggiormente a casa possono rendersi conto meglio dei problemi delle loro abitazioni, magari a livello di spazi fruibili ma anche di efficienza energetica, e desiderare di risolverli, grazie appunto alle facilitazioni fiscali”.L’attuale crisi e il lockdown possono di fatto accelerare la risoluzione di un problema importante del nostro Paese, quello del patrimonio abitativo vetusto, insicuro, insalubre, energivoro e non confortevole. Gli edifici residenziali in classe energetica G, sono circa 9-11 milioni, su uno stock complessivo di circa 12 milioni (rappresentano quindi il 75%). Si tratta di 6.911.180 edifici costruiti prima del 1971, cui vanno aggiunti tra i 2 e i 4 milioni di edifici costruiti successivamente.Come ha quantificato Scenari Immobiliari, gli investimenti necessari a eseguire interventi di riqualificazione energetica sull’intero patrimonio immobiliare richiederebbero circa 80 miliardi di euro nei prossimi 20 anni. Lo stock residenziale da solo necessiterebbe di oltre 65,2 miliardi di euro per riqualificare tutto lo stock realizzato tra il dopoguerra e il duemila, pari a oltre 17,2 milioni di immobili. Tra gli immobili a uso commerciale e quelli a uso terziario la somma necessaria per le riqualificazioni si attesta nell’ordine dei 14,6 miliardi di euro, in questo caso coinvolgendo l’intero stock non ancora interessato da interventi di riqualificazione negli anni passati (pari a 3,1 milioni di unità).Firma anche tu la lettera.